Fetish

Il tease and denial nel fetish

Tease and denial, stuzzicare e negare. Non è una pratica, ne una tecnica, ma una componente fondamentale in un rapporto di dominazione. In questo articolo prendo in considerazione il tease and denial in ambito fetish, ma l’argomento è molto vasto e sfaccettato e abbraccia tutto il mondo bdsm e ne tratterò nuovamente in prossimi post.

Provocare e stimolare la fantasia maschile, esaltarla e portare al limite i “poveri malcapitati”. Mi diverto così da molto tempo… da quando ho capito quanto fascino emano e quanta influenza esercito sulle persone. E poi le mie gambe e i miei piedini perfetti sono come calamite per catturare il tuo sguardo e non darti scampo. Mi basta accavallare le gambe o giocare scocciata con il piedino calzato da una décolleté per attirare occhiate indiscrete.

Mi trovo di fronte a lui, vestita in maniera impeccabile, stile retrò, gonna rigorosamente al ginocchio, lounghette a vita alta che marca bene la mia silhouette. Camicetta leggermente trasparente. Calze con la riga che esaltano le mie gambe snelle e polpacci ben definiti. Ai piedini una delle tante paia di décolleté a punta con un bel tacco a spillo che slancia la mia figura. Lo faccio accomodare su una sedia a circa mezzo metro dal palco illuminato nello studio. Lo lego gambe e tronco alla sedia, le tue mani rimarranno libere. Mi siedo sulla Savonarola, accavallo le gambe, distendo bene i muscoli nel fare quel gesto a me naturale con eleganza e grazia. Comincio a giocare con il piedino, lo dondolo, esalto l’arco accentuato. In quel momento scorgo i suoi primi accenni di eccitazione. Decido quindi di rendergli la vita difficile. Scendo dal palco, mi avvicino e mi struscio con il polpaccio sul suo pantalone partendo dall’esterno dalla sua caviglia in su, quando raggiungo la coscia mi fermo. Nel risalire sul palco, tendo e mostro il retro delle gambe, guarda la riga salire dalla caviglia e scomparire sotto la gonna. Non lo trovo giusto, decido di scorrere lentamente con le mani sulla gonna e sollevarla sino al gancino del reggicalze e la balza della calza. Finalmente ammira tutta la calza e le mie gambe. Noto che sta diventando irrequieto, tuttavia non puoi fare molto, ha il divieto di toccarsi, per ora, nonostante lui sia eccitato. Sapete, quel suo coso è mio in questo nostro momento, ed io decido quando, se e per quanto può giocarci.

Allungo il piedino calzato e lo faccio scivolare sui suoi pantaloni, dalla cintura in giù e immediatamente lo tolgo. La sua voglia sale violentemente e vorrebbe non l’avessi mai tolto quel piedino. Mi libero dalla gonna, ora vede il reggicalze, la mia vita stretta, il fondoschiena… lo vedo che sta facendo certi pensieri, porco! Gli concedo di toccarsi per qualche istante, appena scorgo che sta raggiungendo il limite riceve l’ordine di fermarti. Questa sarà una lunga e lenta, molto lenta agonia. Voglio vedere la frustrazione ed esasperazione nei suoi occhi, forse anche per questa ragione prima l’ho legato.

Apro la camicetta e con calma inizio a giocare con il mio reggiseno, gli faccio intravedere il mio capezzolo e lo nascondo. Mi carezzo il petto, le gambe dalla riga della calza in su fino alla balza, le dita creano dei percorsi intorno alla balza ed infine infilo la mano tra la calza e la coscia, tiro la calza, vede il nylon tendersi e vorresbbe essere lui a fare quei giochini, sfiorare appena la coscia e sentire il nylon sulle sue mani. Accavallando le gambe sente il il fruscio della calza, faccio scorrere le unghie sulle pieghettine… pare siano tutti stimoli molto eccitanti. Difatti fa fatica a stare fermo, ogni tanto la sua mano scivola sotto la cintura ma io lo fermo immediatamente. Inizio giocare di nuovo con i piedini, dondolo la scarpina e la faccio cadere su di lui. Vede il mio bel piedino scalzo, lo tendo per mostrare meglio il mio arco pronunciato. Lo avvicino a pochi centimetri dalla sua faccia, lo passo sopra una tua guancia, poi dalla fronte al naso e lo tolgo di nuovo. Lo so che vorrebbe assaggiarlo ma non gli è concesso.

Curiosa di vedere che effetto gli farà sfilo anche una delle mie calze. Gliela la lancio e gli concedo di farci cose sconce. Esattamente come faceva da piccolo rubando le calze alle zie e cuginette. Ora lo fa anche con la fidanzata. Sembrerebbe che sia al limite, lo percepisco dal suo sguardo e dal suo respiro accelerato. “No, caro! Non è questo il momento. Fermati all’istante!” Il suo desiderio non ha ancora raggiunto il massimo. Ora è il momento delle mie mossettine con i piedini, le conosco tutte. E so che queste gli daranno il colpo di grazia. La cosa più frustrante per lui è la consapevolezza di non poterli avere mai, potrà solo guardarli. Al massimo annusarli. Glieli metterò a disposizione vicino alla faccia, ma no, non potrà assaggiarli. Come non potrà avere nessun altro contatto con me. In nessun caso. Continuo con la tecnica “stop and go” fino a che non ritengo che sia arrivato il momento di salutarci. Sta a me decidere se mandarlo a casa inappagato o concedergli questa misera soddisfazione. Chissà cosa deciderò per lui