Dominazione, Racconti dei miei faithful

La lezione

Scritto da: schiavo amos
Pubblicato da: Elvira Nazzari
(ricordo a tutti che i racconti sono narrazioni in prosa di contenuto fantastico)

Sapevo che la Padrona era irritata anche se come suo solito non lo dava a vedere. Non avevo potuto essere presente alla convocazione per le pulizie del lunedì e come avevamo recentemente condiviso sul nuovo contratto sapevo che sarei stato punito.

Quello che non sapevo era come…

Varcai la soglia e come prima cosa iniziai a levarmi tutti i vestiti. Normalmente quando mi spogliavo la Padrona mi salutava e mi raccontava qualcosa. Questa volta no.

Era seduta con i piedi sulla scrivania e mi guardò senza proferire parola. Sentivo il suo sguardo mentre mi mettevo nudo e quel silenzio mi mise in forte imbarazzo.

Solitamente una volta nudo mi dovevo buttare ai suoi piedi come forma di saluto ma la scrivania ci separava e ero indeciso su che fare.

Lei continuava a fissarmi fredda, io davanti a lei in piedi, nudo, con le mani dietro la schiena e il capo chino capivo che godeva nel percepire il mio imbarazzo, poi con un cenno indicò il pouf.

Capii e mi misi nella posizione concordata “ispezione anale” per verificare che fossi come da disposizioni ben depilato e pulito internamente.

Sdraiato sulla schiena, gambe al petto e con le mani allargai i glutei per mettere in mostra l’ano.

Invece di procedere all’ispezione la Padrona rimase seduta a fissarmi e, vista anche la posizione, mi sentivo sprofondare nell’imbarazzo. Nel silenzio udivo il ticchettio dell’orologio a pendolo.

Poi dopo qualche lunghissimo minuto si alzò e mi passò di fianco andando nell’altra stanza. Sapevo che però dovevo mantenere la posizione fino a nuovo ordine così rimasi li ad attendere pazientemente che la Padrona decidesse cosa fare di me.

L’attesa a volte è più pregna del contenuto.

Tornò con in mano una bacchetta molto sottile e mi disse :« Ho deciso che oggi sarai punito molto duramente per la tua mancanza. Inizierò frustando la tua fica da cagna. Apri bene le chiappe e non osare spostarti».

Si avvicinò, e tenendo ferma la base della bacchetta fletteva la parte superiore lasciandola andare di scatto. I primi colpi furono per prendere la mira, poi successivamente aumentò la forza dei colpi provocandomi delle fitte, vista la sensibilità della zona colpita.

Vidi che iniziava a prenderci gusto e nel frattempo mi umiliava dicendomi «Questo è per la tua lussuria visto che ultimamente ti piace così tanto prendere cazzi».

Io non ce la facevo più e dopo avere urlato e quasi pianto implorai pietà.

Si fermò e mi disse «Per ora può bastare, ora fai le solite pulizie e dopo che avrai finito ho in serbo per te una punizione esemplare. Veloce e preciso, che oggi sono nervosa».

Mi misi al lavoro, arrotolai tutti i tappeti, poi scopai i pavimenti. Successivamente presi lo straccio e mi misi a fare la polvere.

«E questo?» mi disse con tono scocciato indicando un residuo di polvere.

«Mi scusi Padrona» e mi lanciai subito a terra a pulire.

«Mettiti in ginocchio schiavo!!» Mi diede due ceffoni sul viso «Ti sembra questo il modo di pulire in casa della tua Padrona schiavetta sguattera e puttanella?» Poi un altro ceffone e disse «A terra e culo per aria che ora prendi il resto!!!».

Mi diede venti colpi cane forti. Poi disse: « Ora per ringraziarmi mi lecchi gli stivali dai tacchi fino in cima. Oggi faremo così, ogni errore le prendi e poi mi lecchi gli stivali. Così vediamo se impari a fare le pulizie come si deve».

Trovò da ridire altre tre volte, così, quando dopo due ore finii le pulizie stremato, avevo il culo segnato da 80 colpi di cane e la bocca secca per la saliva lasciata sugli stivali.

Chiesi alla Padrona se potevo bere e lei mi disse sorridendo «Certamente, ma non subito, ora seguimi…».

La seguii nella sala grande e mi guidò fino a un robusto tavolo di legno. Mi ordinò di sdraiarmi a pancia in su con il sedere vicino a bordo. Poi mi fece piegare le gambe e mi legò le caviglie all’altezza dell’attaccatura delle gambe. Le ginocchia, a cui fece un giro di corda che fece passare dietro le robuste gambe del tavolo, vennero tirate al massimo ai lati aprendomi e lasciando ben esposti ano e genitali. Infine mi legò i polsi e poi mise in trazione la corda all’altro del tavolo. Ero immobilizzato e alla sua mercé.

Mise un guanto di lattice, lo lubrificò e iniziò a violarmi. Poi, come suo solito, mi fece l’indovinello che la divertiva per umiliarmi. «Quante sono?». «Due?» le chiesi. «No, quattro… Sei proprio una vera cagna!» mi rispose ridendo.

Poi si levò il guanto andò a prendere un carrello sulla quale era posizionata la fucking machine e la posizionò vicino al tavolo. Frugò all’interno di una grossa borsa di pelle dalla quale prese un enorme fallo di gomma che poi montò sul braccio delle fucking machine. Spinse il carrello e avvicinò la punta del grosso cazzo vicino al mio ano e poi con un altro piccolo movimento mi penetrò con la cappella.

Mi guardò e poi mi disse «E’ da questa mattina che la tengo ma è stato un piccolo fastidio che ora sarà ben ripagato…». Quindi prese una grossa caraffa da uno scaffale e dopo sentii la lampo dei suoi pantaloni aprirsi e successivamente il rumore della sua pioggia dorata.

Si rivestì e uscì dalla stanza per ritornavi poco dopo con un’asta portaflebo su rotelle al cui apice era fissata una busta in plastica da clistere alla cui base era collegato un lungo tubicino di gomma. Prese poi la caraffa colma di urina e la versò nella busta del clistere. Sarà stata almeno un litro.

Poi posizionò il carrellino accanto al tavolo, vicino alla mia testa e mi mise il tubicino in bocca.

Si allontanò per godere della vista d’insieme e sorrise soddisfatta.

«Ora azionerò la fucking machine alla massima velocità e aprirò il rubinetto della pipì. Visto che avevi sete sei fortunato perché non fermerò la fucking fino a quando il sacchetto non sarà completamente vuoto. Buon divertimento…».

Accese la fucking machine e aprì il rubinetto e poi si sedette a poca distanza per godersi la scena.

Mi resi subito conto che sarebbe stata una prova durissima. Bere un litro d’acqua già non è banale, figurarsi di pipì calda… Inoltre il tubicino ne faceva passare poca per volta.

Il cazzo intanto stantuffava senza pietà con la ritmica freddezza che solo una macchina può avere. Nonostante il gusto tremendo dell’urina cercavo di succhiare avidamente per dare termine al supplizio del mio ano sfondato a ripetizione.

La Padrona questa volta era stata veramente diabolica e la vedevo godersi la scena divertita. Ogni tanto prendeva lo smartphone e mi faceva foto e video. Si fece anche alcuni selfie con me sullo sfondo. Chissà cosa ne avrebbe fatto.

Nonostante bevessi senza sosta il sacchetto sembrava sempre pieno, mi sentivo senza via d’uscita. La Padrona mi stava dando una lezione che non avrei dimenticato. Mi stava facendo capire che dovevo abituarmi a non disattendere mai ogni suo volere.

Non so quanto ci misi per svuotare la sacca, avevo perso la cognizione del tempo.

La Padrona spense la fucking machine ma mi lasciò il grosso cazzo infilato nel culo per metà e non mi liberò. Anzi, al posto della cannuccia mi mise una ballgag e poi si mise fare cose sue ignorandomi. Scrisse alcuni messaggi e fece un paio di telefonate mentre distrattamente giocherellava con i miei genitali con la punta del cane che teneva in mano.

Quindi si alzò e disse «La lezione non è finita, ora avrai tempo per ragionare sulle tue mancanze» e senza dire altro uscì dalla stanza.

Rimasi li solo, immobilizzato con il culo aperto e il sapore acre dell’urina della Padrona in bocca. Credo che passarono delle ore perché vidi il cielo dalla finestra imbrunire.

Quando tornò finalmente per liberarmi crollai ai suoi piedi e la ringraziai leccandogli alla perfezione gli stivali.

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